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ROMA (ITALPRESS) – Il suo problema Maria, questo il nome di fantasia, lo ha scoperto per caso, come spesso accade per i tumori di piccole dimensioni. Nessun sintomo mai da parte di questa masserella insidiosa, grande come una piccola noce, cresciuta in silenzio all’interno della vena renale sinistra e scoperta in occasione di un’ecografia di controllo ginecologica. Maria ha 67 anni ed è molto in sovrappeso. Il suo tumore inoltre si trova in una zona piuttosto difficile da aggredire con le tecniche di chirurgia tradizionali, il cosiddetto retroperitoneo, una sorta di ‘retrobottegà della cavità addominale, dove si trovano i grandi vasi addominali (vena cava e aorta), i reni e altri organi.
“Una volta scoperta la presenza di questo tumore – spiega il professor Fabio Pacelli, direttore della UOC di Chirurgia del Peritoneo e Retroperitoneo e Associato di Chirurgia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – siamo andati a pungerla, attraverso un’eco-endoscopia (una sonda ecografica introdotta a livello dello stomaco e del duodeno, che orienta con precisione l’ago della biopsia verso la zona da pungere) per analizzarne la natura; abbiamo così scoperto che si trattava di un leimiosarcoma, cioè di un tumore raro (in Italia se ne registrano meno di 60 casi l’anno) originato dalle cellule muscolari lisce del vaso, nel nostro caso della vena renale sinistra. Andare a operare un tumore della vena renale con la tecnica chirurgica tradizionale ‘a cielo apertò comporta quasi sempre anche la rimozione del rene corrispondente, un sacrificio inutile, visto che il rene può essere perfettamente sano. Per effettuare un intervento ‘di precisionè, mini-invasivo, mirato solo sulla vena renale e anche in considerazione del fatto che la paziente era obesa, abbiamo dunque deciso di rimuovere questo tumore con il robot ‘da Vincì”.
Tecnicamente l’intervento è consistito nell’asportazione della vena renale malata, risparmiando il rene. Non ci sono state conseguenze a livello vascolare, perchè nel frattempo la paziente aveva sviluppato un circolo collaterale, una sorta di by-pass spontaneo, che consentiva di drenare il sangue venoso del rene sinistro non più dalla vena renale, parzialmente ostruita, ma dalla vena ovarica (o gonadica) sinistra. A distanza di appena 4 giorni dall’intervento Maria è tornata a casa. Guarita. E a distanza di due anni dall’intervento, non presenta alcuna recidiva.
“Questo intervento di asportazione di un leiomiosarcoma della vena renale con tecnica chirurgica robotica mini-invasiva rappresenta un first assoluto in Italia. Abbiamo pubblicato il caso su International Journal of Surgery Case Reports”.
Quello di Maria è uno delle decine di interventi su questi tumori rari e complessi effettuati ogni anno al Policlinico Gemelli presso la UOC di Chirurgia del peritoneo e del retroperitoneo, diretta dal professor Fabio Pacelli, afferente al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche diretto dal professor Sergio Alfieri.
“Nell’arco degli ultimi cinque anni – riflette il professor Pacelli – abbiamo visto crescere esponenzialmente la nostra attività nel settore dei sarcomi del retroperitoneo, tanto da posizionarci per volumi di attività come uno dei primi centri di riferimento del Centro-Sud. Per questo, abbiamo deciso di istituire un Centro Sarcomi, che verrà inaugurato il prossimo 25 marzo. A questo è stato collegato un Percorso Clinico Assistenziale Sarcomi dei tessuti Molli, che faciliterà l’accesso dei pazienti attraverso lo Sportello Gemelli-Cancro (prenotazioni al numero 06-3015.7080 dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 9:00 alle ore 13:00 o tramite e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), a un percorso di cura articolato su reparti, sale operatorie, ambulatori, Day-Hospital dedicati e a un Tumor Board per la gestione multidisciplinare di queste patologie”.
Il Tumor Board del Peritoneo e dei Sarcomi si riunisce ogni settimana, avvalendosi di numerose competenze specialistiche: Chirurgo Oncologo (gruppo del professor Fabio Pacelli: dottori Claudio Lodoli, Miriam Attalla, Carlo Abatini), dell’Ortopedico (professor Giulio Maccauro), Oncologo Medico (prof. Giampaolo Tortora, le dottoresse Michela Quirino e Maria Antonietta Di Salvatore), Radioterapista (prof.ssa Gambacorta, dottor Nicola Di Napoli), Anatomo-patologo (professor Gian Franco Zannoni), Chirurgo plastico (professor Stefano Gentileschi), Chirurgo vascolare (professor Yamume Tshomba), Urologo (dottor Nazario Foschi, dottor Angelo Totaro), Psico-oncologi (professoressa Daniela Chieffo), Dietologi (professoressa Maria Cristina Mele) e altri specialisti.
“La vera sfida del Percorso per la persona con questi sarcomi – commenta il professor Antonio de Belvis, Direttore UOC Percorsi e Valutazione Outcome Clinici del Gemelli – è centrare le cure sui bisogni dell’assistito fin dal suo accesso allo Sportello Gemelli Cancro, a disposizione di tutti i cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Ma anche le decisioni cliniche più appropriate, in quanto definite da un team multidisciplinare, devono essere centrate sulla persona. Così come un altro aspetto è altrettanto centrale: organizzare i momenti cruciali dell’assistenza nel Centro dedicato, nel quale applicare le tecniche più innovative da noi disponibili. Vorremmo estendere questo triplice approccio, già vincente per altri problemi oncologici, anche a questo tumore raro”.
– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli, da sinistra Miriam Attalla, Claudio Lodoli, Fabio Pacelli e Carlo Abatini –
(ITALPRESS).

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