Mateo Retegui – l’oriundo argentino di San Fernando diventato
italiano grazie ai nonni di Canicattì e di Sestri Levante – e il
soluto Donnarumma hanno salvato e portato alla vittoria la Nuova
Italia di Spalletti. Nella ripresa. Anche con fortuna.
21 marzo: un Rondon fa primavera. La Nuova Italia di Spalletti
comincia così, con un colpo di fortuna: al 2′ Scalvini introduce
una giocata infelice che porta Buongiorno a falciare il
centravanti venezuelano in area: è rigore, ci pensa proprio
Rondon, Donnarumma gran parata. Forse adesso i tifosi italiani gli
vorranno più bene. Magari ricordando che l’Europeo c’è lo regalò
proprio lui, a Wembley, ai rigori. Il provvidenziale tocco magico
del Destino porta a ironizzare sulle presunte magie escogitate da
Spalletti, accolte da molti critici come una rivoluzione rispetto
al triste final della stagione di Mancini. L’Italia comincia con
il 3-4-2-1 e rivela la attualissima (quanto antica) frattura fra i
tattici: difesa a tre o difesa a quattro? Vogliamo parlarne? Ah,
la difesa a tre è il futuro. Peccato che l’inventore, Gasperini,
abbia perso la panca dell’Inter proprio per averla proposta ai
buongustai della Beneamata. Non diamo i numeri, pensiamo agli
uomini. (E alla divisa dei nostri, un poco nobile pigiama).
Preferisco individuare i problemi della Nazionale – da Mancini a
Spalletti e i tempi che verranno – non tanto nel modulo quanto
nella modestia della formazione pur vittoriosa che il nuovo ct è
costretto a costruire con gli italici resti di un campionato ormai
“straniero”. Bravi ragazzi, probabilmente adatti alla predicazione
virtuosa di Spalletti che ha presentato per l’occasione le sue
Tavole della Legge. Ma se non ci fossero stati Donnarumma il Gran
Venale quel rigore avrebbe trasformato Fort Lauderdale in un
inferno. E invece proprio l’ultima scoperta di Mancini, Retegui,
ci ha fornito un assaggio di Paradiso con due gol belli e
preziosi. Ma il gioco, reso più vivo dai venezuelani che dagli
azzurri, aveva riportato all’inizio della contesa con l’1-1 di
Machis provocato da un impiccio di Bonaventura. Tutto sbagliato,
tutto da rifare. E il modulo non c’entra, c’entra piuttosto la
modestia dei nostri. Compreso Chiesa, che d’abitudine riteniamo
potente risolutore: non è più lui da tempo. Come la Juve.
Nell’intervallo tv Del Piero propone calcio, potassio e magnesio
ma a me resta la nostalgia dei suoi tempi. Di un Mondiale vinto
quando non ci credeva nessuno. Mentre oggi, magari solo per
qualche ora, la Fede spallettiana s’ammoscia e chiede lavoro,
lavoro, lavoro. E qualità superiore. Ma dove prenderli, i Nuovi
Campioni? Non escludo che i mercanti che hanno smontato l’Azzurra
si portino a casa Salomon Rondon, il miglior bomber nella storia
del Venezuela. Avanti così. Non mi sento di muovere critiche al ct
che ha accettato un incarico da Comandante Coraggioso, ma se
l’Italia è questa Spalletti dovrà escogitare qualcosa di più
importante, non un modulo. Chi ha inventato il Napoli scudetto può
e deve fare di più.