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Con l’oro del Volley – insieme agli altri 11, 13 argenti e 15 bronzi – la storia siamo noi. E’ vero, la storia dei Giochi di Parigi l’ha scritta anche uno sconfitto, Gimbo Tamberi, che non ha colto medaglie ma l’amore di tutti con le sue lacrime. Ma il titolo vero è “Orodidonna”. Non potevamo sognare un finale diverso, più bello, più emozionante e glorioso di quello che hanno offerto le splendide donne dell’Italvolley ai Giochi di Parigi. Grazie a Ekaterina Antropova, Caterina Bosetti, Carlotta Cambi, Anna Danesi, Monica De Gennaro, Paola Egonu, Sarah Fahr, Gaia Giovannini, Marina Lubian, Loveth Omoruyi, Alessia Orro, Miriam Sylla e Ilaria Spirito siamo diventati Vollywood. Il regista Velasco ha realizzato il film che ci ha reso protagonisti nel pianeta sport con un happy-end strepitoso. Quelle fantastiche ragazze hanno invaso lo spazio con forza, bellezza, gesti di potenza e di grazia, sorrisi che si sono fusi in pianto. Un distratto chiede “com’è andata a Parigi?”. Un innamorato risponde esaltato “Ha vinto l’Italia”, attribuendo all’oro del volley femminile appena conquistato prima che calasse il sipario dei Giochi 24 il valore più prezioso e totalizzante.
Potevo anche scrivere “Ha vinto Velasco” ma non ho dimenticato che lasciò la Nazionale maschile perchè – ha raccontato – un giorno lesse un titolo – “Velasco affronta la Jugoslavia” – troppo personalizzante e impegnativo. Non avrei esitato a scrivere “Velasco ha sconfitto l’America” perchè il suo tuffo nell’abbraccio azzurro gli ha tolto per sempre quell’armatura filosofastra cara ai cantori chic; quando giocammo insieme in tv una partita a chiacchiere a Pechino 2008 lo trovai sofferente, frustrato. E’ un comandante vero – attenti, non dico un generale argentino – che ha meritato la medaglia assegnatagli da Paola Egonu: “Ha costruito quella squadra che non eravamo”.
Le Divine del volley, quelle della commovente e storica impresa, saranno le prime immagini di un film che proporrà via via i racconti di quaranta medaglie felici. Felici – in particolare – quando hanno premiato le Donne d’Italia che le hanno conquistate entrando in scena – le indico senza il valore del metallo – dalle prime battute, come le veliste Marta Maggetti e Caterina Banti, le allegre guerriere Sara Errani e Jasmine Paolini che hanno portato il tennis nella storia, le schermitrici della squadra d’oro, la fascinosa ginnasta Alice D’Amato con Manila Esposito, la judoka al bacio Alice Bellandi, le audaci ragazze della coinvolgente ritmica, le cicliste Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, la tiratrice Diana Bacosi, le incantevoli Farfalle con l’eletta Sofia Raffaelli, la nuotatrice Ginevra Taddeucci, l’atleta ardita Nadia Battocletti.
Non è una scelta ruffiana, la mia, questo mondo di vincitrici mi ricorda quando, nell’Ottanta, solo Sara Simeoni conquistò le prime pagine con l’Oro di Mosca e nell’Ottantaquattro dedicai una copertina a Gabriella Dorio per l’Oro di Los Angeles. Vorrei vicino a me, in questo momento, l’antica amica Ondina Valla, primo oro olimpico femminile nel 1936, per dirle “Hai visto quanta strada han fatto le donne?”. Maschi, perdonatemi: per tutti una stretta di mano a Gregorio Paltrinieri e Thomas Ceccon per avere denunciato le tristezze ambientali dei Giochi parigini.
Avendolo scritto prima che si svegliassero le Penne Dorate, ringrazio le venticinque Medaglie di Legno che hanno sottolineato la straordinaria crescita globale dello sport italiano, dichiarata per prima dalla nuotatrice Benedetta Pilato, quarta per un centesimo nella sua gara: “Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace. Però piango di gioia. Sono troppo contenta, è stato il giorno più bello della mia vita”. Qualcuno ha detto “E’ un invito a medaglia” e Nadia Battocletti – privata del bronzo nei 5000 – è andata subito a prendersi l’argento nei 10000.
Lascio per ultimo – last but not least, come si dice – il vincitore assoluto dei Giochi Italiani, Giovanni Malagò. Ho conosciuto tutti i presidenti del Coni del dopoguerra, da Giulio Onesti in poi, e nessuno ha raggiunto i risultati di Tokyo 21 e Parigi 24. Dicono che Malagò deve andarsene proprio mentre ha dato inizio all’organizzazione dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026. Tre mandati e basta. E dire che su TikTok c’è una godibile presentazione di politici – anche governanti – che occupano gli scranni del Parlamento da un quarto di secolo. Gli intoccabili.
Italo Cucci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
(ITALPRESS).

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