ROMA (ITALPRESS) â I mediatori e gli inviati di Hamas hanno fatto âprogressi significativiâ verso una tregua a Gaza. Lo riferisce la televisione statale egiziana mentre i colloqui al Cairo entrano nel secondo giorno. Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno spinto per un cessate il fuoco nella guerra durata quasi cinque mesi tra Israele e Hamas. Israele non ha inviato una squadra negoziale al Cairo dopo aver ricevuto una risposta insoddisfacente da Hamas sullâultimo quadro elaborato a Parigi lo scorso fine settimana. Lâorganizzazione palestinese ha rifiutato di rispondere alla richiesta di Gerusalemme di fornire un elenco di ostaggi viventi e di fissare il numero di prigionieri palestinesi che Israele deve rilasciare per ogni ostaggio liberato, ha detto un funzionario israeliano.
Un anonimo funzionario di Hamas ha dichiarato al âWall Street Journalâ che, sebbene vi siano lenti progressi verso un accordo per un cessate il fuoco temporaneo e un accordo sugli ostaggi, sembra improbabile che venga raggiunto prima dellâinizio previsto del Ramadan, il 10 marzo, e invece potrebbe giungere a buon fine entro la fine del mese, cioè il primo fine settimana del mese sacro musulmano. Funzionari egiziani e del Qatar affermano che non ci sono stati contatti con il leader di Gaza di Hamas, Yahya Sinwar, da almeno una settimana. Ieri Israele non ha inviato una squadra negoziale al Cairo dopo aver ricevuto una risposta insoddisfacente da Hamas sullâultimo accordo sugli ostaggi concordato a Parigi lo scorso fine settimana.
Lâorganizzazione palestinese con sede a Gaza ha rifiutato di rispondere alla richiesta di Gerusalemme di fornire un elenco di ostaggi ancora in vita e di fissare il numero di prigionieri palestinesi che Israele deve rilasciare per ogni ostaggio liberato, ha detto un funzionario israeliano. Funzionari anonimi citati da âChannel 12â, âYnetâ e altri media israeliani hanno detto che Gerusalemme sospetta che Sinwar non abbia intenzione di raggiungere un accordo nei prossimi giorni e spera di intensificare la violenza durante il Ramadan. In un simile scenario, Israele teme unâescalation non solo lungo i confini con Gaza e Libano, ma anche in Cisgiordania, dove la tensione è alta, cosĂŹ come a Gerusalemme, dove gli scontri per il Monte del Tempio e lâaccesso ai luoghi sacri sito sono ampiamente attesi.
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