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ROMA (ITALPRESS) – Gli eventi che hanno segnato positivamente la questione del lavoro nel 2023 costituiranno la base della sua modernizzazione nel 2024. Ed infatti tanti sono gli elementi nuovi che non progredivano da anni, ostacolati dai cascami di vecchie impostazioni ideologiche.
E’ stata una benedizione la scelta fatta dal governo in accordo con alcune parti sociali nell’anno che si conclude. Riguarda i premi di risultato corrisposti in esecuzione dei contratti collettivi aziendali o territoriali in relazione agli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, come le somme pagate a titolo di partecipazione agli utili. Essi, ed era ora, godono del privilegio di tassazione al 5%. Così come le somme riguardanti le ore straordinarie prestate, che ormai sono tassate mediamente tre volte in meno del passato. Scelte queste impensabili fino a poco tempo fa. Gli incrementi di produttività come gli straordinari vengono valutati da ambienti della sinistra politica radicale e sindacale, responsabili della mancata espansione del lavoro. Ma avviene proprio il contrario come ormai acclarato nei mercati del lavoro operanti nelle economie con regimi di concorrenza efficienti. La esigenza di maggiore coinvolgimento di persone in cerca di occupazione avviene con facilità nelle aziende dove grazie alla produttività alta, aumenta la quantità e la qualità delle produzioni. Si realizzano dunque potenzialmente le condizioni di produzioni con livelli interessanti di qualità-prezzo in grado di soddisfare i committenti che avranno convenienza a stabilizzare e ad incrementare le commesse. Così come gli straordinari che in tali situazioni non fanno altro che implementare i fenomeni qui descritti. Ma spiega anche il perché nei paesi democratici regolati da economia sociale di mercato, retti da sistemi sociali avanzati orientati alla professionalizzazione nel corso della vita professionale, regolati da un ordine di concorrenza efficiente ottengono salari e condizioni di lavoro eccellenti che hanno potuto ottenere salari più del 30%. Il contrario che in Italia invece i salari rimasti tali e quali a 30 anni fa, mentre costo della vita ed obblighi familiari sono cresciuti sensibilmente. Allora l’augurio al mondo del lavoro per il nuovo anno è quello di abbandonare gli scioperi più o meno generali aprendo prospettive nuove, credibili, e concrete. Un ricompattamento che spinga ed incentivi il governo a ritornare alla logica dei patti sociali. Si parta anche dalla istruzione, dalla formazione, dalle coordinazioni necessarie tra chi governa la filiera istituzionale dell’education, con le parti sociali per colmare la mancanza di rispondenza tra le esigenze di professionalità delle imprese ed la capacità del sistema scolastico e di formazione universitaria in grado di farvi fronte. Dunque chi vorrà occuparsi di migliorare la condizione dei lavoratori e delle imprese sa quello che deve fare. Il contrario è una diserzione dal campo del lavoro per servire chissà quali altre finalità.

Raffaele Bonanni

(ITALPRESS).

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