Dicono che il match clou sia Inter-Napoli. Mi adeguo. E mi dedico dubbioso alla sfida che un anno fa avrebbe emozionato mentre stavolta ha solo riportato in scena – con un pareggiotto nel gran finale – l’ultima grande delusione del calcio italiano: il Napoli a Barcellona e l’Inter a Madrid hanno salutato la Champions; e subito dopo Milan, Roma, Atalanta e Fiorentina hanno invece fatto un passo avanti nelle Coppe…di riserva dando agli appassionati una notizia triste e una magra consolazione: la nostra Serie A è diventata un torneo dell’Europa Minore. E facciamo gli snob con gli Arabi che almeno hanno i petrodollari. Presto scopriremo che tanti nostri club sono segretamente arabizzati. E il peggio ha da venire. Dico della Nazionale di Spalletti che, priva di campioni italiani, farà fatica a riconquistare il suo posto al sole; così come Mancini, privo di campioni arabi, dovrà fare un lungo e paziente viaggio prima di realizzare una Signora Squadra. Ma ci riuscirà.
Nel frattempo, per 45 minuti gli orfani di Osimhen non fanno un tiro in porta – il migliore è Meret – mentre i ragazzi di Inzaghi ci provano spesso e al 43′ vanno in gol con Darmian, assist di Bastoni, difensori alla ribalta; Barella spadroneggia, la luce di Lautaro non s’è accesa. Alla ripresa, il buio è collettivo. Non c’è più neanche l’Inter. E Juan Jesus in un risveglio azzurro all’81’ pareggia. I critici torneranno a discutere Inzaghi, Calzona ha fatto la sua parte.
Con tutto il rispetto per il Napoli scudettato – da ieri a 9 punti dal Bologna – e l’Inter, pronta a ricevere la consolante seconda Stella, la vera protagonista della domenica dopo il pareggio col Genoa è la Juventus. O meglio: quella squadra che si chiama Juventus. Ma non lo è. Io che posso, vi racconto che una Juve così dimessa e scoraggiante l’ho vista cinquant’anni fa, quando Carlo Parola tornò sulla panchina bianconera al posto di Vycpalek che gli consegnava una squadra malridotta. Protetto dal neo presidente (e suo ex compagno di squadra) Boniperti, Carlo vinse subito lo scudetto ma già l’anno successivo si perse nei capricci dei giocatori, alcuni dei quali “storici”; dico di Bettega, Furino, Capello, Anastasi. Così, pur secondo in classifica, Boniperti lo sostituì con Trapattoni. E nacque la Juve vincitrice di tutte le Coppe.
Anche Allegri – il superscudettato – ha i suoi campioni, ma non ho neanche voglia di nominarli visto com’è ridotta la Signora velleitariamente giovane ma sul campo priva di energia, stanca, noiosa, ormai presa a schiaffi da tutti, grandi e piccoli. Eppure – direte – è terza dopo le milanesi, in Zona Champions. Come no? Ma se non si cambiano le regole – dico la riforma del Campionato da 20 a 18 squadre e una drastica riduzione degli stranieri – saremo sempre nell’Europa Minore.