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di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Martedì in New Hampshire si vota nelle prime elezioni primarie della lunga campagna elettorale per la presidenza USA che terminerà il 5 novembre. A differenza che nell’Iowa (dove nei caucus solo il partito e non lo Stato organizza le elezioni) domani parteciperanno anche i democratici anche se la loro competizione è falsata dal fatto che il presidente Joe Biden non partecipa. C’è stato infatti uno scontro nel partito democratico contro chi ha “disubbidito” all’ordine di spostare la data delle primarie nello stato del New England. Tra i candidati democratici che invece appariranno nella scheda elettorale ci sono il miliardario Congressman del Minnesota Dean Phillips e la già candidata nel 2020 Marianne Williamson, ma nessuno vincerà delegati: primarie democratiche quasi inutili ma chi vincerà almeno potrà presentarsi come alternativa possibile a Biden. Tutte le attenzioni martedì restano sulle primarie repubblicane e dopo l’uscita dalla corsa del governatore della Florida Ron DeSantis che ha subito appoggiato Donald Trump (spera nella vicepresidenza? Più verosimile che voglia restare “candidabile” per il 2024), ora l’ex presidente è ancora più favorito rispetto all’unica rivale rimasta, la sua ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley. Trump è in testa con gli ultimi sondaggi che lo danno al 50% tra chi ha dichiarato che si recherà a votare. Del resto il New Hampshire è lo Stato che nel 2016 lo lanciò verso la nomination.
Eppure questo stato del New England per tradizione “corregge” la scelta dell’Iowa (dove Trump nel 2016 non aveva vinto) e ha un elettorato repubblicano più moderato rispetto a quello del Midwest. Martedì le ultime urne del New Hampshire chiudono alle 20:00 ora locale, le due di notte in Italia, ma nel villaggio di Dixville Notch, vicino al confine col Canada, i seggi si aprono prima, alla mezzanotte locale e si chiudono pochi minuti dopo: quella minuscola comunità dichiara il risultato già quando ancora non si è votato nel resto dello Stato e la tradizione vuole (accade più col candidato repubblicano che democratico) che la sua scelta coincida con il vincitore delle primarie dello stato. Importante ricordare che in New Hampshire, gli elettori indipendenti o non affiliati con nessun partito, possono votare in entrambe le primarie. I nuovi elettori possono registrarsi il giorno delle primarie, ma il termine ultimo per cambiare l’affiliazione al partito per gli elettori già registrati è già scaduta. Nello Stato si vincono 22 delegati della Convention nazionale repubblicana del New Hampshire e come in Iowa, i delegati vengono assegnati ai candidati in proporzione sebbene un candidato debba ricevere almeno il 10% dei voti per ottenere dei delegati. A differenza che in Iowa (dove alla fine hanno partecipato poco più di 100 mila elettori per i caucus repubblicani) nel New Hampshire si prevede che la partecipazione sarà molto più consistente, di solito supera i 300 mila votanti. Degli oltre 800 mila elettori registrati nello Stato, mentre repubblicani e democratici si equivalgono con il 30%, gli elettori indipendenti o non affiliati costituiscono il 40% di tutti gli elettori. Questi potendo partecipare ad entrambe le primarie dei due partiti, possono rappresentare l’“incognita” che determina il vincitore.
Ormai nei giornali degli Stati Uniti si legge dappertutto della “inevitabilità” di Trump, ma attenzione questo pronostico si riferisce alla nomination nel partito, non alla vittoria finale di novembre, dove invece l’ex presidente avrebbe ben altre difficoltà per poter vincere, e non solo giudiziarie. Trump arriva nei sondaggi, a livello nazionale, con circa il 75% di sostegno negli iscritti alle liste elettorali repubblicane, ma il resto degli elettori del GOP rimane “never Trump”: voterebbero chiunque tranne Trump. Una di queste elettrici repubblicane del New Hampshire, rispondendo ai microfoni della CNN alla domanda se voterebbe Biden se fosse Trump il candidato del suo partito, ha risposto: “Voterei persino Mickey Mouse pur di non votare Trump!”. Quindi, facendo dei calcoli che vengono confermati dai sondaggi aggregati e pubblicati sul sito Tfivethirtyeight.com, a livello nazionale Trump resta in netta minoranza nel paese.
E’ la scarsa attrattiva elettorale esercitata dal presidente Biden il problema per i democratici: infatti è con l’attuale presidente che Trump può vincere perché sono a sua volta molti gli americani, anche democratici, che non vogliono più votare “sleepy Joe”. Certo resta da capire quanti tra questi elettori, davanti all’alternativa di un ritorno di Trump alla Casa Bianca, andrebbero a votare “turandosi il naso”. Eppure un dato spicca: oltre il 60% degli elettori americani di tutti i partiti e degli indipendenti, non vorrebbe essere costretti a scegliere a novembre tra Biden e Trump. E’ questa infatti l’arma elettorale che l’ex governatrice della Sud Carolina Nikki Haley ha sfoderato negli ultimi giorni in New Hampshire per convincere gli elettori a votarla. Haley si è tolta i guanti dopo che per mesi si era rifiutata di attaccare personalmente Trump e ora ne sfrutta le gaffe (nel week end Donald ha scambiato Nikki per la ex speaker Nancy Pelosi, sostenendo che fosse stata colpa di Haley l’ insufficiente sicurezza al Congresso il 6 gennaio 2021). Così l’ex ambasciatrice 52enne, ha detto che l’America rischia troppo se dovrà scegliere a novembre tra due ottantenni “non più allo stesso livello di forma mentale”. Attacchi arrivati troppo tardi? Martedì sera il mondo saprà se Trump è il definitivo padrone del Partito Repubblicano, ma la scalata per la sua riconquista della Casa Bianca resterà impervia e pericolosa, legata a decisioni che lui non potrà controllare, come quelle prossime della Corte Suprema e sul fatto che ancora la maggioranza degli americani non lo voterebbe.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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