Grande calcio a San Siro. Un pareggio 1 a 1 che vale il trionfale 4 a 4 del Derby d’Italia. Pari la sfida Inzaghi-Conte, e per Simone è un complimento, anche se al Napoli è toccata la firma del match con un incredibile gol fallito da Simeone all’ultimo minuto… Partita bellissima, come se Inter e Napoli giocassero un altro campionato. La qualità del gioco è eccellente – insolita, aggiungo stupito – per l’esibizione di collettivi armonici, capaci di dare a ogni singola azione un significato tecnico e atletico magistrale. Lezioni di gioco in grande velocità tuttavia mantenendo il dominio del pallone finchè nell’uno contro uno c’è il passaggio di consegne, di breve durata, una rumba incessante che dà anche una fascinosa qualità estetica ai protagonisti, tutti degni d’applauso anche se come sempre c’è chi prevale, annoto subito Kvaratskhelia e Dimarco, ricerca interrotta dallo statuario McTominay che va in gol risparmiando gli effetti speciali – è scozzese – e riscaldando la partita finchè l’eurogol capolavoro di Calhanoglu conferma che siamo globalmente in serata. Il turco di Milano fallisce al 74′ il rigore del vantaggio nerazzurro ma hai poco da rimproverargli se pensi ai tre gol falliti da Lautaro.
Un weekend da turchi, dunque. Parafrasando Schulz – il creatore di Linus – ” la felicità è un posto allo stadio e un gol di Yildiz”. Un’emozione impagabile che in pochi secondi ti trasferisce al calcio antico con la macchina del tempo. Con quella linguaccia che festeggia i cinquant’anni di Alex Del Piero, il ragazzo che la usò al primo gol come una bandiera. E non tutti sanno che quella lingua è uscita da una bocca rossa come il fuoco diventando il marchio dei Rolling Stones, “pietra che ruzzola non fa muschio”, giovinezza perenne garantita a Alex, offerta a Kenan Yildiz, 19 anni, il talento che periodicamente la Juve si aggiudica, come Sivori, Bettega, Cabrini, Platini, Baggio, Dybala. Il lips and tongue è anche una bandiera planetaria oggi sventolata dal giovane turco che possiede ed esibisce tutto quello che il Supergol prescrive: la preparazione intelligente, la realizzazione geniale, l’allegria contagiosa. Li vedi quando gli abbracci sono affettuosi, quasi fraterni. Così Motta realizza di avere una squadra con la quale sognare grandi successi.
A volte poche pagine riescono a far godere un romanzo. Una storia allegra come quella della Juve o amara come quella della Roma. Dopo la sconfitta con il Bologna Juric è stato messo alla porta: nessuno stupore, i risultati hanno parlato per lui, ma mi è bastato vedere come ha giocato El Shaarawi, realizzando anche una doppietta spettacolare, per capire che il tecnico croato è stato fatto fuori da un gruppo di mediocri congiurati. Dicono che stia arrivando Mancini, gli sono amico, l’ho visto crescere fino a diventare campione, mi ha dato l’ultima storica soddisfazione azzurra e tuttavia vorrei dire ai sempre mal consigliati Friedkin che il Mancio è un simbolo della Lazio. Già sono in rotta con il popolo giallorosso, se vogliono altri guai…Roma non è come Napoli – una città con una squadra – dove dopo avere detestato Antonio Conte ora lo adorano; all’Olimpico la rivalità cittadina esce dal campo e si trasferisce alle famiglie, alle dinastie, con spirito agro. Bella classifica con l’ingresso trionfale della Fiorentina fra le prime.