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Sconfitti. Il primo posto del Gruppo A2 è della Francia. L’abbinamento con Sinner non è riuscito. Così la smettiamo con le inutili divagazioni mediatiche. Una volta confermato il passaggio ai quarti di Nations League si può comunque filosofeggiare. E dire che una sconfitta con la Francia può servire. Ad abbassare la cresta. I galli sono loro. Noi siamo all’altezza dei Bleus, se non meglio, ma non dobbiamo fare i pavoni. Sì, è successo. Dopo la vittoriuzza (così dissi) sul Belgio mi hanno stupito i toni esaltati della critica per una Nazionale definita bellissima e la immediata santificazione di Spalletti (applausi perchè ha confessato i suoi precedenti errori) che a mio avviso – lo ribadisco – ha contribuito soprattutto alla rinascita di Tonali. Autore del successo con una bella prestazione non ripetuta contro la Francia.
Ma tanta festa l’avrei evitata. Il buon risultato con il Belgio una sveglia, non la resurrezione. E torno a bomba: la sconfitta con la Francia dev’essere un monito per il futuro; adesso l’Azzurra va in vacanza fino a primavera – si rigioca a marzo – ormai interessata solo a sapere cosa succederà il 22 al sorteggio degli accoppiamenti a Nyon. Abbiamo già perso un vantaggio.
Rabiot ci ha mortificato, qualcuno a Torino l’avrà rimpianto, De Zerbi a Marsiglia avrà goduto. Deschamps ha confermato che può fare ameno del politicante Mbappè. Ma non è l’impresa di Adrien coccodimamma che preoccupa, è il crollo della difesa che gli ha consentito libertà senza trovare un centrocampo soccorritore. E così – a parte l’improvvisa sparizione di Retegui – c’è ancora molto da lavorare.
Non amo i pettegolezzi ma l’improvvisa e inattesa…colite di Donnarumma poche ore dopo il suo sostanzioso proclama della vigilia ha sollevato sospetti che nei social – mi riferiscono – ha raggiunto vette di insolita volgarità mentre per la tradizione del francesi si trattava solo di bene augurante “merde”. Si dice che abbiano voluto risparmiargli i soliti fischi di San Siro. In sostanza, Vicario non è il…vicario di Gigio. E Maldini jr non è ancora il salvatore della patria. Quando Spalletti fa certe scelte nell’ora disperata mi sembra più un giornalista che un allenatore.
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(ITALPRESS).

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