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La Juve agnelliana e centenaria – oggi di John Elkann – s’affaccia lieta…al secondo secolo vincendo come non piace agli estetisti. Non avevo dubbi sulla sua performance. Tanto che mi sono concesso un’escursione personale. E mal me ne incolse. Chiudo infatti l’anno con una vittoria di Pirro: ho sconfitto l’odioso Possesso Palla vedendo il “mio” Bologna cadere a Udine. Sì, Bologna 74-Udinese 26, ma i gol li hanno fatti Pereyra, Payero e il ragazzo Lucca Lorenzo che ho visto nascere a Palermo, in C. Avrei dovuto avvertire Motta ma mi son ben guardato di avvertirlo, lui è bravo, lui ha portato i rossoblù in Zona Champions. Peccato. D’altra parte, lui come tanti non sa che il possesso palla lo puoi fare se hai un paio di fulmini di guerra che dopo il giocherello (si diceva la melina, una volta) scattano prodigiosi, mangiano il campo e mortificano i portieri. Telefonare Messi…
In compenso porto a casa anche una vittoria vera, ideologica: ho visto una partita vera, movimentata, efficace, il super match dei Risultatisti, Allegri e Mourinho, in un confronto Juve-Roma degno dell’antica rivalità, quando a sfidarsi erano Trapattoni e Liedholm. La Juve di Allegri ha fatto la sua parte; anzi, è sorprendentemente migliorata. Non perchè il signor Max cerchi una riabilitazione estetica, semplicemente perchè giocando giocando si diventa squadra e si recita a memoria. Rabiot che segna è la conferma di uno stile ormai consolidato, di una sicurezza acquisita che consente a Vlahovic anche uno scandaloso colpo di tacco per un gol benedetto. Poi se ne va. Il segreto di questa Juve è non aver gerarchie. I grandi vanno e vengono. Esce Yildiz Star, entra Chiesa e ci prova subito… Basta anche una mossa così per mettere la Roma spalle al muro. Perchè nonostante la sicurezza ostentata da Mourinho alla vigilia la Roma non è all’altezza di un gruppo di combattenti eccitati dal profumo di scudetto che si sente sulla scia dell’Inter.
Ho vissuto con la solita partecipazione speciale l’ultima disavventura del Napoli a Monza, un pareggio che non salva la faccia a nessuno, non a Mazzarri che ancora non è riuscito a “leggere” il Napoli che ha gioiosamente accettato di guidare. Se aveva riserve – come pare – tanto valeva segnalarle subito. O restare a casa. Ora che De Laurentiis ha detto “è tutta colpa mia” mi aspetto tremenda vendetta il giorno che vorrà identificare e mettere alla gogna chi l’ha condannato a un atto di umiltà. La squadra? Un giocatore? Fossi Mazzarri mi farei regalare dalla Befana un giubbotto antiproiettili. Scherzo. E’ vero, don Aurelio i suoi errori li ha fatti, ma il Napoli anche senza Kim era squadra di livello: s’è perduta in feste e in chiacchiere. Succede a chi non è abituato a vincere.
Negli ultimi giorni del ’23 ho sentito e letto solo voci di mercato, il Campionato perde ogni attendibilità quando ti accorgi che le pretese correzioni azzerano la spesa e la presunta intelligenza di luglio. E’ come fare due squadre, buttando a mare la prima. I calciatori se l’aspettano e si scaricano ancora prima di cominciare. In un’orgia di partite, di teletrasmissioni, di chiacchiere sento che qui non c’è più la competenza di un tempo, quando al Bar Sport si ripetevano a memoria le lezioni dei grandi panchinari e le azioni dei grandi pedatori italici.
Verranno gli arabi e dovremo difenderci. Sperando che sulla scena ci siano i bravi risultatisti e non i giochisti sciocchi.

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