Una normalità speciale sottolinea l’ennesima impresa dell’Inter che chiude con un normalissimo successo – un gol di Lautaro, guarda un pò – la pratica Roma e fra poche ore affronterà in Champions lo Young Boys. Con forza atletica e praticità illuminata, sempre doti della Beneamata. Mentre la Roma e Juric si disperano. E intanto la chiacchiera mediatica coinvolge Conte, Inzaghi, Motta, Fonseca: la classifica li dice protagonisti del torneo ma il Napoli, primo in classifica dopo le fatiche d’Empoli, rivendica il dominante prestigio del suo tecnico marciando imbattibile dopo l’infortunio al debutto veronese. La chiamata dell’ex juventino – il Nemico per eccellenza – è sicuramente costata all’orgoglioso De Laurentiis (e non parlo di soldi) e così a una tifoseria fortemente anti-juventina, ma per l’occasione l’ottimo Aurelio ha dimostrato la solita lungimiranza: stavano rovinandogli la splendida impresa tricolore e non poteva far giocare i sentimenti per salvaguardarla, Conte era il migliore, Conte è arrivato sulla panchina azzurra riportando onori, feste e spettacolo al tempio di Maradona.
A otto partite dall’inizio non si possono fare previsioni concrete ma prendere atto della felice rinascita di una squadra che aveva subito anche la crisi di Kvaratskhelia e le bizze di Osimhen. Chi avrebbe accettato – se non addirittura chiesto – la cessione del campione africano fin troppo…mascherato? Questo è Conte, agitatore di uomini che sottopone a allenamenti duri ma lungamente sperimentati.
Anche Thiago Motta – protagonista per investitura mediatica – sottopone i suoi a attività fisica importante e tuttavia c’è qualcosa che non torna nella preparazione se è vero che la lista degli indisponibili si allunga – Milik, Nico Gonzalez, Bremer, Koopmeiners, McKennie – impedendogli di costruire una squadra titolare e un gioco di qualità. La Juve è diventata – forse come mai – una noia. E doveva essere una gioia.
Non discuto Simone Inzaghi che tiene il ritmo scudetto senza esaltare e tuttavia mantenendo in corsa – almeno per me – un’Inter degna del tricolore più d’altre concorrenti. Difendo infine Fonseca che ha un solo difetto: vuol fare l’allenatore, non il mago, e non piace alla critica meneghina che non ha avuto soddisfazioni neanche da Pioli, il quale osò sostituire il mitico Giampaolo (raccomandato da Sacchi) e respingere il favorito dei vip, Ralf Rangnick, vincendo uno scudetto.
Gente da prima pagina, dicevo, ma nel mio personalissimo giornale il titolone è dedicato a Davide Nicola, allenatore che stimo dai tempi della favola del Crotone e oggi maestro di concretezza sublimata dalla vittoria del suo Cagliari sul Torino. Non ho bisogno di elencare virtù, mi basta ricordare che ieri ha fatto indossare la maglia di Gigi Riva a nove calciatori italiani. Applausi.
(ITALPRESS).