BERGAMO (ITALPRESS) – Dal 22 al 24 ottobre, l’Università degli studi di Bergamo accoglie lo Steering Committee dell’alleanza Bauhaus4eu, rete europea che coinvolge dieci università (tra cui UniBg) di nove Paesi diversi: Germania, Francia, Portogallo, Polonia, Bulgaria, Grecia, Svezia, Albania e Italia. Al via oggi, martedì 22 ottobre, gli incontri che vedono la partecipazione di rappresentanti di ciascuna delle università partner. L’alleanza Bauhaus4eu, guidata dall’Università di Weimar, mira a promuovere la realizzazione di un campus transnazionale che offrirà corsi di laurea congiunti (Joint degrees) e format didattici innovativi (challenge-based), sviluppati a partire dalla ricerca e in collaborazione con i partner regionali. Il sostegno agli ecosistemi regionali è garantito anche dall’erogazione di microcredenziali, per aggiornare costantemente le competenze di studenti, ma anche di attori del territorio. La mobilità internazionale di studenti, docenti e ricercatori, parte integrante dei percorsi formativi e di ricerca, si avvarrà di una piattaforma digitale creata dall’alleanza. La presenza dello Steering Committee a Bergamo rappresenta un’occasione strategica per rafforzare i legami tra le università coinvolte e per preparare l’avvio delle attività del progetto Bauhaus4eu che coinvolgerà studenti, docenti e personale amministrativo, nonchè il territorio a partire dal 2025. Durante i tre giorni di incontri, i partecipanti si impegnano a discutere dei prossimi passi dell’alleanza e delle opportunità di collaborazione futura, con un particolare focus sulla trasformazione verso un campus sostenibile, innovativo e inclusivo, nonchè attento all’eredità storica e culturale, una vera e propria sintesi dei valori del Bauhaus. Con un finanziamento di 14 milioni e 400 mila euro per i prossimi quattro anni, Bauhaus4eu mira a valorizzare le competenze complementari delle università partner e a fornire soluzioni concrete alle sfide contemporanee attraverso un approccio innovativo all’insegnamento e alla ricerca.(ITALPRESS).
Foto: Ufficio stampa Università di Bergamo