MILANO (ITALPRESS) – La morte cardiaca improvvisa è un evento tragico e inaspettato che si verifica quando una persona apparentemente sana muore improvvisamente. Si parla di morte cardiaca improvvisa quando il decesso si verifica entro un’ora dalla comparsa dei primi sintomi. Nonostante i significativi progressi in ambito cardiologico, ogni anno in tutto il mondo si contano ancora 4-5 milioni di decessi, 50.000 in Italia. Come rilevato dall’Osservatorio per le malattie rare, l’incidenza della morte improvvisa aumenta con l’età. E’ bassa durante l’infanzia e l’età pediatrica, un caso per centomila persone all’anno, ma poi raggiunge circa 50 casi negli individui di età compresa tra i 50 e i 60 anni. Sono questi alcuni dei temi trattati da Paolo Della Bella, primario dell’Unità Operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“L’arresto cardiaco è un fenomeno di tipo elettrico – ha esordito – Il cuore non cessa di battere perchè si ferma, ma elettricamente fibrilla e a questo fenomeno elettrico consegue un handicap meccanico che rischia di essere mortale nel giro di pochi minuti se non viene ripristinata la perfusione agli organi, come per esempio il cervello”.
Ci sono due situazioni prevalenti per i casi di morti cardiache improvvise: “La tipologia più eclatante è quella durante l’attività fisica intensa, come le morti improvvise in campo degli atleti – ha sottolineato – La seconda è quella più subdola, è l’arresto cardiaco. La morte improvvisa a domicilio è la più prevalente a livello di arresto cardiaco, e per questo si insegna la rianimazione ai familiari, oppure nei posti pubblici come stazioni, aeroporti, cinema”.
Le morti improvvise, però, spesso e volentieri non colpiscono persone sane, ma soltanto apparentemente non affette da patologie cardiache: “L’apparentemente va sottolineato – ha puntualizzato – Il cuore non va in fibrillazione così all’improvviso, di solito c’è una cardiopatia strutturale misconosciuta, questa rende necessaria una politica di prevenzione di situazioni che possono portare a questo. Il paziente che ha problemi di cuore finisce in un reparto specifico, ma il personaggio ad alto rischio costituisce una parte minima di chi muore per morte cardiaca improvvisa – ha ricordato il professore – La maggior parte delle persone è affetta da problemi silenti e la prevenzione è fondamentale. Fumo, stile di vita sedentario, obesità e diabete suggeriscono di approfondire con un elettrocardiogramma e altre indagini che aiutano tanto – ha suggerito Della Bella – Alle volte, poi, situazioni di emotività estrema, accompagnate da liberazioni di tonnellate di adrenalina, possono scatenare aritmie mortali”.
E sui segnali da non sottovalutare: “Ci sono situazioni che si insinuano in modo subdolo, non sono tutte eclatanti. Il dolore non è sempre tipico, può essere al petto ma anche agli arti, quindi fare un elettrocardiogramma in più rispetto a uno in meno penso sia meglio – ha ribadito – La familiarità per morti improvvise è importantissima. E non vanno dimenticati i fattori di rischio, d’altro canto un elettrocardiogramma da sforzo è a portata di tutti ormai”.
Sull’importanza del defibrillatore: “Il defibrillatore è in grado con uno shock di ripristinare il normale ritmo del cuore e dunque l’azione meccanica – ha spiegato Della Bella – E’ un apparecchio di emergenza, ma ora in tutti i posti in cui viene effettuata attività fisica intensa o nei posti pubblici per legge devono esserci posizionati i defibrillatori in una teca di vetro con istruzioni molto semplici per l’utilizzo – ha ricordato – Ogni anno si impiantano circa 20.000 defibrillatori e di solito per persone che non hanno mai avuto niente, ma che sono considerate a rischio”.
Infine, sulla possibilità di svolgere attività fisica nonostante la presenza di patologie cardiache: “L’attività fisica e sportiva è il pilastro su cui si deve fondare una vita sana – ha riconosciuto – Pertanto, la consiglio anche a chi ha avuto problemi di cuore. Le situazioni vanno sempre contestualizzate, ci sono atleti che con i defibrillatori tornano a giocare, non si può ancora in Italia ma da altre parti sì. In ogni caso, l’attività fisica va un poco valutata caso per caso”.
– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).